Interview with... Acacia (Martino Lo Cascio) [ITA]
by Phil Coursed (30/01/2021)
Photo credits (da sinistra a destra):
- Line-up: Massimo Provenzano (bass); Claudio Florio (drums); Martino Lo Cascio (guitars); Gandolfo Ferro (vocals); Simone Campione (guitars)
- Line-up: Martino Lo Cascio (guitars)
Come si riunisce la band e come si è rinnovata nella formazione in questi ultimi anni?
Non è stato per nulla un percorso semplice… Quando nel 1998, un paio di anni dopo l’uscita del nostro primo disco DEEPER SECRETS, la band decise di fermarsi, rimasi solo io a voler portare avanti il progetto che avevo creato nel 1990. Questo mio sogno di riprendere la strada interrotta mi ha sempre fortemente motivato,
negli anni seguenti, a continuare a comporre musiche e a scrivere testi con la speranza di ripartire quanto prima. Ma pur avendo tentato innumerevoli volte, cercando anche di coinvolgere alcuni dei vecchi membri, non ho mai trovato le condizioni ideali per ricominciare… così, sono state diverse le variazioni della
formazione e i vari esperimenti fatti fino ad arrivare alla line-up del disco. Quindi, più che una vera riunione, c’è stato un profondo rinnovamento della formazione che, a parte me, vede tutti elementi nuovi, sebbene già alcuni di loro fossero vecchi amici e fans storici degli ACACIA. La line up, oltre me alle chitarre, comprende
Gandolfo Ferro alla voce, Simone Campione alle chitarre, Massimo Provenzano al basso e Claudio Florio alla batteria.
Quali sono i motivi principali che vi hanno tenuto per così tanto lontani dalla scena musicale?
Ho sempre vissuto con grande amarezza lo scioglimento della band, causato da esigenze musicali diverse tra me, che volevo portare avanti un progetto con determinate caratteristiche, e chi invece voleva seguire vie più commerciali e, sicuramente, più remunerative. E quando un giocattolo si rompe è difficile
rimettere i vari pezzi di nuovo insieme… l’essere rimasto da solo ad avere voglia di continuare, ha reso poi, naturalmente, più difficile il mio percorso. Inoltre, spesso, le strade della vita ti portano altrove, verso altre priorità e, quindi, non sempre c’è stata la possibilità di potersi dedicare a tempo pieno al progetto. Ma, nonostante
momenti di forte scoraggiamento, il sogno non mi ha mai abbandonato e lo scrivere musica e testi mi ha offerto, nel frattempo, altre possibilità, come collaborare con artisti prodotti da etichette pop/rock italiane e internazionali, o partecipare come autore o coautore alla produzione di musical e di spettacoli teatrali... insomma, per
fortuna, non sono rimasto con le mani in mano…
Quali sono i temi e le ispirazioni che hanno portato alla creazione di quel grande lavoro che è “Resurrection”?
Essendomi occupato interamente della composizione e della scrittura di tutti i brani è inevitabile che RESURRECTION contenga tutte le emozioni, le tensioni, i sogni, le paure e le speranze che mi hanno accompagnato in questo percorso… è stata questa grande energia creativa a ispirarlo! Posso assolutamente dire che nel
disco c’è tutto questo al 100% e si sente... ecco perché ritengo che sia un album molto sincero, nato non per un’esigenza commerciale o per un obbligo contrattuale, ma semplicemente per pura passione per la forte voglia di esserci e di ritornare… E quale miglior titolo, se non RESURRECTION, poteva esprimere pienamente
questa resurrezione del progetto e, soprattutto, mia personale?
L’album è molto maturo è dotato di una classe fuori dal comune, come nasce un pezzo degli Acacia?
Da ascoltatore ho sempre adorato quelle band e quei brani che ti lasciano dentro delle emozioni fortissime e sono sempre rimasto affascinato da questo straordinario potere della creazione, da questa magica forza che la scrittura di una canzone porta con sè. Non ho mai amato le canzoni nate per intrattenere o come semplici
riempitivi di un album… così, quando scrivo, cerco di lavorare molto su come trasmettere le emozioni che intendo comunicare, ricercando una melodia della voce che possa essere intensa e, contemporaneamente, assolutamente cantabile, perché voglio che rimanga subito impressa… e poiché quando compongo una melodia ho
già un mondo interiore che in qualche modo voglio trasmettere, inizio a scrivere delle parole che possano rafforzare l’emozione selezionandole non solo per il loro significato, ma anche per il loro suono. Amo molto tutta la fase del processo creativo…
Resurrection affronta argomenti legati all’animo umano, può essere
considerato sostanzialmente un concept e soprattutto cosa vi ha portato verso tali tematiche?
Sì è vero, pur non essendo un concept nel senso stretto del termine, in quanto non racconta un’unica storia attraverso le canzoni, ho voluto dare all’album un’impostazione da concept in quanto ho creato un viaggio attraverso varie sfaccettature di un tema comune a tutti i brani: l’esigenza dell’Uomo di cercare sé
stesso, di analizzare le proprie emozioni, di raccontare la propria eterna resurrezione interiore. Sono sempre stato interessato a queste tematiche, poiché rispecchiano molto il mio modo di essere e, naturalmente, in tutte le tracce dell’album c’è molto del mio vissuto…
È difficile trovare similitudini tra il vostro sound ed altre band della scena heavy&progressive. Esiste qualcuno che vi fa saltare sulla sedia ancora oggi in un genere che sembra aver detto tutto negli ultimi anni?
Quando siamo partiti eravamo molto legati al sound dell’heavy metal tradizionale, ma poi via via ci siamo spostati verso l’ascolto di gruppi più particolari, dove non era solo la potenza a venire espressa ma, soprattutto, il feeling. Io mi sono innamorato del Progressive Metal emozionale di gruppi come Queensryche e Fates
Warning, nella cui filosofia di produzione dei brani, a differenza di altri gruppi dello stesso genere, la ricerca di un perfetto equilibrio tra la forma e il contenuto ha fatto sì che la tecnica individuale dei singoli membri fosse sempre messa al servizio della bellezza del brano. Oggi il genere si è evoluto parecchio e tantissime sono le band
che lo propongono in modo interessante e originale. Penso, quindi, che il genere abbia ancora, per fortuna, molte emozioni da comunicare.
Come vedete la scena metal odierna rispetto a quella che vi ha lanciato nei primissimi anni 90?
Ritornare dopo tanto tempo è stato fare un viaggio nel tempo. Sapevo che molte cose erano cambiate, perché da ascoltatore e da autore ho comunque sempre seguito l’evoluzione della musica e del mercato discografico. Il lato più bello di questa avventura è che ho ripreso a relazionarmi con vecchi contatti e ne ho creato
tantissimi di nuovi e questo è ciò che mi ha sempre divertito di più… Dal punto di vista tecnico, non sembrano passati soltanto venti anni, ma parecchi di più, perché venivamo da un mondo dove per firmare un contratto discografico con una label dovevi prima aver fatto molta gavetta e registrato diversi demo negli anni… adesso
è cambiato tutto e tutto è più veloce! La qualità tecnica delle produzioni è sempre più perfetta, le band hanno un potenziale maggiore e con poco puoi anche autoprodurti un disco a casa, ma forse si è persa quell’atmosfera che c’era una volta, poiché sento che non tutte le band hanno davvero qualcosa da comunicare…
Prima per trovare un disco o leggere una recensione dovevi faticare, affidarti al passaparola tra amici, sperare nel prestito dei dischi o delle mitiche cassette registrate… adesso trovi tutto in rete! Ma l’ascolto dalla rete è più distratto e per lo più l’ascoltatore “digitale” ascolta soltanto alcuni brani di un album, perdendo,
quindi, quella visione d’insieme necessaria a comprendere del tutto il lavoro di una band.
L’album a più di un anno dalla sua uscita ha riscosso molto successo nell’ambito della stampa specializzata e tra i fans storici del genere e della band, che obiettivi vi ponete nei prossimi mesi?
Si, RESURRECTION ha avuto fin da subito un’ottima accoglienza tra i fans e splendide recensioni su siti, webzine e magazine specializzati. Ma la cosa più sorprendente è, appunto che, ancora a distanza di un anno, arrivano nuove recensioni o richieste di interviste… segno che qualcosa di buono è stato davvero
fatto! Questo fantastico feedback mi ha gratificato molto, perché chi si è avvicinato al disco lo ha fatto, dapprima, con molta curiosità e rispetto per la storia della band, trovando, poi, all’interno delle sue canzoni, un concentrato di emozioni affascinanti… naturalmente tutto ciò ci responsabilizza ulteriormente e,
soprattutto, rafforza ancora di più la nostra voglia di suonarlo live, quando, speriamo, tutto tornerà alla normalità.
Saranno previste delle date dopo l’emergenza covid ed inoltre state già creando nuovo materiale?
Purtroppo non abbiamo mai potuto esibirci dopo l’uscita del disco, perché quando avevamo previsto di farlo in primavera tutto si è fermato. Adesso ancora non si ha, comprensibilmente, certezza su quando si potrà ritornare a suonare live… ma è questo il nostro obiettivo principale! Per quanto riguarda il nuovo materiale, come
ti ho detto prima, per me scrivere è un percorso terapeutico, è un bisogno necessario che mi aiuta a tirar fuori ciò che provo... quindi, puoi ben immaginare come anche in questo periodo scrivere sia stato per me una fondamentale valvola di sfogo…
Cosa volete dire ai vostri fans che tanto vi hanno atteso in questi anni?
Li ringraziamo, innanzitutto, per averci in tutti i modi espresso il loro affetto e il loro supporto. Se possibile, chiediamo loro di seguirci sempre e di sostenere il nostro cammino anche acquistando il cd o tutto quello che si trova nel nostro store, perché ogni piccolo contributo concreto è davvero fondamentale per la
sopravvivenza di una band…
Grazie ragazzi per il vostro tempo e la splendida intervista, speriamo di vederci presto live!