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Genre: Doom / Alternative metal
Label: Nuclear Blast, 2020 (Full-Length)
Country: U.K.
I must admit... Towards Paradise Lost I feel a real veneration. Among the first albums of my young metal age, when I was a kid, besides Metallica, Black Sabbath, Guns n’ Roses, Judas Priest and Mötley Crüe there were always works such as “Gothic”, “Shades of God”, “Icon” and “Draconian Time” that contributed to my initiation to the dark side of Metal.
Being aware of my devotion and being, at the same time, fully impartial towards Obsidian, I can doubtless admit that we are in front of a real masterpiece. This album is surely their best production since 2000 despite the very good other works produced by Paradise lost in this timeframe.
Obsidian continues on the Medusa’s path (2017) but paradoxically breaks it at the same time, the band is in fact moving from dark and doom musical textures, typical from their initial era, to a “brighter” sound where the various styles and genres, that Paradise Lost has embedded during the first part of their career, are mixed together in a sublime fashion.
Obsidian begins with a trio of high respect; intro DARKER THOUGHTS shows an initial prog rock worth of the best Pink Floyd and Dream Theater, while then the clean vocals are forced out by the unique Holmes’ growl and by the skillful solos played by Mackintosh.
FALL FROM GRACE, second track of the album, is the first single taken from Obsidian. According to the writer, the rhythm sounds like obsessive, going towards musical territories already explored by Paradise Lost and, as if under a spell, they leave the listener literally hypnotized. Melody becomes unforgettable after only few listening. GHOSTS is the second single from the album, here comes back the light obscured by Fall from grace and the whole piece brings the musical fullness back to the “In Requiem” era. Holmes’ voice seems to lead the way through a redemption path.
I believe that THE DEVIL EMBRACED is one of the most atypical track of this album, a very slow intro paves the way to really heavy bridges characterized by an ancestral growl and that are filled by pipe organs sounds that are combining with a luciferin melody of Sabbathian memory. With the next title, FORSAKEN, band comes back to arrangements like “The Enemy” and “Erased”, famous songs from the first decade of 2000. To be mentioned, above all, the thrilling guitar solo in the final part of the track, bringing shivers run down the spine. SERENITY brings the group to a more classic heavy metal sound. It is amazing how Paradise lost are able to remain far from the stereotype while showing a fascinating style by bringing a simple track, not historically part of the band’s DNA, to become integral part of the “Paradise Lost” sound.
ENDING DAYS is the slowest song of the album; here again the vocal performance of Holmes is faultless, and the sound once more maintains a catchy aspect making the track pleasantly flowing. Obsidian is closed by HOPES DIES YOUNG (on the footprints of Ending Days) and RAVENGHAST, the most heavy and doom track of the album, showing, as if there were any need, the real roots of the band’s music.
What stands out at the end of the listening is the immense class of the band and the awareness that this is a TOP album. Paradise Lost have long defined the winning recipe of their sound that does not deny the past but rather enriches it by allowing their works not to be pure imitation but giving each time the listener an unmissable and different experience.
CHAPEAU!
Vote: 8
Devo ammettere che riguardo ai Paradise Lost, il sottoscritto ha una vera e propria devozione. Tra i primi ascolti metallari della mia giovinezza e tra i cd di Metallica, Black Sabbath, Guns n’ Roses, Judas Priest, Motley Crue figuravano lavori come “Gothic”, “Shades of God”, “Icon” e “Draconian Time” che hanno contribuito alla mia iniziazione nella parte più oscura del metal.
Cosciente del fatto di essere devoto a questa band e di dover essere imparziale nella recensione di “Obisidian” posso tranquillamente affermare di trovarci di fronte ad un vero capolavoro. L’opera è sicuramente la migliore dal 2000 ad oggi e dire che in questi anni la band ha sfornato tante ottime produzioni di grande successo.
Obsidian riprende il percorso di “Medusa” (lavoro del 2017) ma in un certo senso lo spezza, la band passa infatti da sonorità doom e oscure che riportavano il sound agli esordi a un sound più “luminoso” dove si intrecciano i vari stili e generi che nel corso della propria carriera i Paradise Lost hanno fatto propri che vengono mischiati in maniera sublime.
Obsidian esordisce con un trittico di tutto rispetto, l’intro “Darker Thoughts” inizia con un prog rock degno dei migliori Pink Floyd e Dream Theater, le clean vocals vengono scalzate via dal growl inconfondibile di Holmes e da assoli magistralmente suonati da Mackintosh.
“Fall from grace” seconda traccia del disco è il primo singolo estratto da Obsidian. Il ritmo a parere di chi scrive risulta essere ossessivo, si va verso territori sonori già esplorati dai Paradise Lost ma come se in un incantesimo lasciano l’ascoltatore letteralmente ipnotizzato. La melodia risulta indimenticabile solo dopo pochissimi ascolti. Ghosts è il secondo estratto dell’album, qui si intravede la luce smarrita in “Fall from grace” ed il tutto riporta a sonorità del periodo di “In Requiem”. La voce di Holmes sembra condurre verso un sentiero di redenzione.
“The Devil Embraced” è a mio parere uno degli apici dell’intero lavoro, un intro molto lenta lascia spazio a dei pesantissimi intermezzi caratterizzati da un growl ancestrale dove vengono inseriti anche organi che scandiscono una sabbathiana melodia luciferina. Con “Forsaken” la band ritorna a sonorità simili a “The Enemy” ed “Erased” brani di successo degli anni 2000, da menzionare l’assolo di chitarra letteralmente da brividi nella parte finale della traccia. Con “Serenity” la band si muove su sonorità più heavy metal ma i Paradise lost non sfigurano per niente anzi nella semplicità del brano mostrano una coinvolgente classe che permette a stili non storicamente affini alla band di entrare a far parte del sound “Paradise Lost”.
Ending Days è il pezzo più lento dell’intero lavoro anche qui la performance di Holmes è inattaccabile e la melodia ancora una volta risulta orecchiabile e rende molto scorrevole la traccia. “Obsidian” viene completato da “Hopes Dies Young” (che segue le orme di Ending Days) e “Ravenghast” brano questo più doom e pesante dell’intero album che mette in chiaro le radici della band se mai ce ne fosse di bisogno.
Quello che risalta alla fine dell’ascolto è l’immensa classe della band e la consapevolezza di essere di fronte ad un disco mostruoso. I Paradise Lost hanno da tempo definito la ricetta vincente del loro sound che non rinnega il passato ma che anzi lo arricchisce e che permette ai propri lavori di non essere ripetitivi ma di consegnare all’ascoltatore un’esperienza imperdibile di volta in volta.
CHAPEAU!
Voto: 8