Interview with... The Ossuary (Max Marzocca) [ITA]
by Phil Coursed (10/05/2021)
Photo credits (da sinistra a destra):
- D.Mele (guitars), D.De Falco (bass), S.Fiore (vocals), M.Marzocca (drums)
- D.Mele (guitars), D.De Falco (bass), S.Fiore (vocals), M.Marzocca (drums)
- D.De Falco (bass), S.Fiore (vocals), D.Mele (guitars), M.Marzocca (drums)
Come prima domanda avrei una curiosità, i The Ossuary nascono da tre dei quattro componenti dei Natron, come mai dal feroce death metal al doom? Generi che tra l’altro adoro in particolar modo.
E’ successo in maniera casuale, nel senso che non c’è stato un momento in cui abbiamo deciso che dovevamo trasformarci da una death metal band in una doom. Nell’estate del 2014 io e Domenico avevamo cominciato a scrivere del materiale che non avremmo mai potuto utilizzare per i Natron, e a fine Ottobre di ritorno da un tour europeo con Natron decidemmo di mettere su un’altra band per lavorare su quelle idee ma ci servivano un cantante ed un bassista. Chiedemmo prima a Stefano - all’epoca in forza ad una band prog metal locale - se gli andava di unirsi a noi ed in seguito ci venne spontaneo chiedere a Dario se fosse interessato a registrare il basso sulla prima demo del gruppo visto che in quel momento era il bassista dei Natron. Ad entrambi piaceva l’idea di suonare heavy doom rock ed era più o meno il genere che ascoltavamo tutti. In poco tempo è successo che gli Ossuary sono diventati qualcosa di più di un side project ed io personalmente non riuscivo a gestire bene entrambe le band. Dal momento che con Natron eravamo giunti ad un punto morto dopo 25 anni di onorata carriera, abbiamo deciso che fosse giusto proseguire con una sola band e metterci tutto l’impegno necessario.
Personalmente è quello che da sempre avrei voluto suonare, ci sono tutte le mie influenze artistiche e le mie origini in quello che faccio con questa band. Sono contento di quello che ho fatto con Natron e non rinnego niente ma oggi sono una persona gratificata dal fatto che finalmente ho modo di dar sfogo a tutta la mia passione per certe sonorità e per tutti quegli ascolti che mi hanno visto crescere.
Nella scrittura dei testi esiste una linea che accomuna tutti i vostri lavori, da “Post Mortem Blues” a “Southern Funeral” fino ad arrivare al prossimo “Oltretomba”?
Forse non si tratta di un vero e proprio “fil rouge” ma direi piuttosto che ci sono una serie di tematiche che ritornano sempre in ogni album. E queste sono alla base del concept della band. Di sicuro Ossuary è una band che dal punto di vista tematico parte dal passato per raccontare temi relativi alla vita e la morte e l’occulto, la religione e il paganesimo. Siamo molto legati alle tradizioni e alla storia della nostra terra e ci sono continui riferimenti nei testi, negli artwork e nell’immagine della band.
A mio avviso nella loro rispettiva grandiosità più pesante musicalmente l’esordio “Post Mortem Blues” e più articolato e vario il successivo “Southern Funeral”, verso quale direzione si indirizzerà il nuovo Oltretomba dopo l’assaggio occult -doom di Serpent Magic?
A pensarci bene è come se involontariamente avessimo spinto verso un approcio più progressivo e psichedelico. In questo disco i suoni sono elaborati, c’è una maggiore presenza di synth e keys sullo sfondo, le strutture dei brani sono più definite e ragionate. In realtà poi non stiamo molto a pensare su come debba suonare tutto, non siamo legati al fatto di dover per forza attenerci ai canoni di un genere piuttosto che un altro, c’è molta libertà in questo, se ci piace un’idea la sviluppiamo e creiamo un brano che possa convincerci altrimenti la si cestina o la si riutilizza più avanti.
Se metti insieme i tre album capisci che la band è sempre la stessa ma ti rendi conto che si sta lentamente cercando di definire una propria identità, in fin dei conti stiamo cercando di perfezionarci con ogni lavoro,
Credo che questo si possa definire come un sound in piena evoluzione. Non ho idea di dove stiamo andando ma mi fa piacere pensare che qualsiasi direzione prenderemo in futuro non sarà forzata, e questo credo che sia una gran cosa.
Come descriveresti il nuovo Oltretomba in poche righe?
Pure Italian dark and psychedelic heavy rock, credo che questa definizione calzi a pennello per questo album.
Il pezzo a cui sono più legato è “Shadow of Plague” con quella sua intro quasi stoner, le sue parti più doom ed a tratti più metal, qual e’ la sua genesi?
Si tratta del classico brano heavy metal tradizionale con un piglio prog, un pò quello che hanno sempre fatto band come Maiden e Priest o gli stessi Sabbath: intro, strofa-ritornello-strofa, progressione veloce, rallentamento, ritornello e finale. Andava benissimo per chiudere “Southern Funeral” che era il disco dove avevamo tentato un approcio diverso rispetto all’esordio. Il riff portante è stato rivisitato diverse volte fino a che non non si è deciso di appesantirlo per farlo suonare il più “catchy” possibile. Personalmente volevo che suonasse come il classico brano dal riff “importante”, poi man mano che tiravamo fuori le idee si è evoluto in qualcos’altro con l’aggiunta del finale ipnotico e i tappeti di moog-synth. Le liriche sono collegate a quelle di “Black Curse” dal primo album, e si ispirano all’arrivo della Peste Nera in Europa attraverso l’Italia nel 1347.
Molto occulto, accattivante ed evocativo il video di “Serpent Magic” come è nato sia il pezzo che la parte visiva?
Anche in questo caso dopo aver rimunginato per un po', all’improvviso è arrivata l’illuminazione. Una volta trovato il riff principale è stato facile costruirci la parte vocale sopra e trovare il ritornello. L’intro ed il segmento “psichedelico” nasce in sala prove partendo da un semplice pattern di batteria che stavo creando da degli incastri di tom, timpano e cassa. È un brano che è nato molto velocemente, tra gli ultimi in ordine di composizione. Nel momento in cui trovi l’idea vincente poi è tutto in discesa, è come se il brano si sviluppasse da solo senza girarci troppo attorno. Visto che il brano si ispira alla simbologia ancestrale dell’Ouroboros e al concept dell’eterno ritorno e del ciclo della vita e della morte, avevo già una mezza idea di come dovesse essere il video. Ho cominciato a lavorarci assieme ad Alex Nespoli, nostro caro amico, videomaker e chitarrista session ma ad un certo punto eravamo a corto di idee per cui ho chiesto ad Paola, una nostra amica, che è danzatrice del ventre e performer in danze orientali con serpenti e spade, se aveva del materiale che poteva servirci. Alla fine, sono dovuto andare a casa sua per riprenderla e per fortuna lei è stata molto disponibile. Nonostante i tempi difficili a causa del Covid stiamo comunque realizzando diversi video ma puoi facilmente immaginare quanto sia tutto così logisticamente difficile, calcolando il fatto che bisogna rispettare tutta una serie di limitazioni e si è costretti a lavorare a distanza. Alla fine, siamo riusciti nell’intento e penso che il video sia venuto fuori bene. In questo momento ci stiamo occupando del video per il prossimo singolo “Devils In The Night Sky”.
All’interno del sound degli anni 70 che tanto vi ha influenzato ci sono delle band in particolare a cui siete affezionati più di altre?
L’elenco è infinito. Diciamo che c’è una certa affezione per tutto ciò che spazia dal blues rock al prog/psych passando per l’hard/heavy e il proto-doom. A casa ho dischi di Cactus, Captain Beyond, Blue Oyster Cult, Uriah Heep, Rush, Judas Priest, Motorhead, Rainbow, Alice Cooper, Led Zeppelin, Wishbone Ash, Yes, ELP, Pink Floyd, Genesis, Focus, King Crimson, Jethro Tull, Grand Funk Railroad, Bloodrock, Focus, Brainbox, Leaf Hound, May Blitz, Pentagram e tante altre band, magari meno conosciute o che in questo momento sto dimenticando di menzionare, ma sarebbe davvero difficile ricordarle tutte. Il rock 70, l’heavy metal anni 80 e parte dei primi anni 90 è tutto cio’ con cui sono cresciuto. Potremmo stare a discutere per ore su ciò che ha influenzato gli Ossuary, sugli album che ci piacciono e ci hanno segnato artisticamente parlando, ma poi alla fine suonando questo genere tutto si riduce ad un nome: chi non metterebbe i Black Sabbath in cima alla lista?
Trovo le copertine di tutti gli album particolarmente interessanti e suggestive quale è il tema che le ispira o filo conduttore che le lega (se esistente)?
Le copertine sono opera di Rossella “Roxhell” Battista, che tra le altre cose è anche la mia tatuatrice, con la quale collaboriamo sin dagli inizi della band. Conosco Rox da anni e mi è sempre piaciuto lo stile old school e traditional dei suoi lavori, così quando si è trattato di dover affidare l’aspetto visivo e concettuale della band l’ho immediatamente contattata. Mi trovo benissimo con Rox, mi presento con delle idee chiare di quello che ho in mente e spesso disegno uno sketch di come potrebbe essere la copertina fornendole anche dei riferimenti e degli esempi. È incredibile come ogni volta lei si cali perfettamente nel concept e capisca immediatamente cosa voglio. L’idea è di offrire all’ascoltatore un riferimento visivo che si intrecci alla perfezione con la musica della band e lo stile visionario di Rox si adatta alla grande. Mi piace dare un senso di continuità agli album, le tematiche affrontate sono diverse ma di sicuro esiste un’evoluzione del concetto della morte e del destino che è anche visiva. Ed in definitiva anche le copertine sono un’evoluzione di questo concetto.
Nella musica degli Ossuary trova spazio la tradizione esoterica del meridione? Se si, in che modo (Southern Funeral ne fa un esplicito riferimento)?
In entrambi gli album ci sono senz’altro dei riferimenti all’esoterismo locale ma comunque sono interessato in generale alla storia, al folklore e le credenze popolari dell’Italia. Ci sono un sacco di riferimenti a storie e culti del passato, vedi anche la copertina di “Southern Funeral” dove abbiamo esplicitamente voluto pagare un tributo al maggior simbolo esoterico presente in Puglia, come anche in “Post Mortem Blues” ci sono brani ispirati a fatti storici locali come battaglie, pestilenze, martirii, inquisizione e stregoneria. Quello che abbiamo sempre voluto fare era parlare di qualcosa vicino a noi, e sdoganare il lato oscuro della nostra cultura. Il paganesimo e i culti macabri della religione cristiana personalmente mi hanno sempre attratto, c’è una componente morbosa che offre un sacco di ispirazione nello scrivere musica e testi.
Sono tante le band occult doom che si stanno affacciano con successo al genere nel corso degli ultimi anni, penso oltre ai The Ossuary agli Haunted, ai Bretus ai Gothic Stone e ad altri ancora, a cosa è dovuta secondo voi questa crescita di responso nel doom e soprattutto perché l’Italia terreno così fertile?
Il doom è un genere di musica genuino e rispetto a qualche anno fa è sicuramente cresciuto in termini di popolarità internazionale per cui da qualche tempo attrae più facilmente chi ascolta o suona rock.
Le origini del sound gli Ossuary sono chiaramente nell’ heavy rock di stampo anglosassone ma concettualmente siamo italiani, è nel DNA e credo sia una cosa difficile da ignorare.
Io credo che per le band Italiane conti molto anche il fattore esistenziale: il fatto di crescere in un paese dove il cattolicesimo è radicato profondamente nella cultura della gente ti spinge più facilmente a rifiutare questi dogmi e a voler artisticamente esprimere un sincero antagonismo. È un qualcosa che esiste da sempre nel campo dell’arte, del cinema e della musica e questo rende la proposta particolarmente sentita ed efficace. L’ Italia ha una grande tradizione nel genere, credo che esista un dark sound italiano distintivo che si rifà’ a band come Goblin, Death SS, Spettri, Antonius Rex, Jacula, The Black, Black Hole, Trip, evidentemente questo genere ci riesce particolarmente bene.
Credo che l’attitudine live della vostra musica sia molto importante, il fatto di non poter suonare dal vivo in questo maledetto periodo ha influito sulla realizzazione di Oltretomba oppure avete colto l’opportunità di fare tutto con più calma?
Quando ci siamo dovuti fermare a causa del Covid stavamo facendo promozione a “Southern Funeral” e avevamo ancora una decina di date in Italia e all’estero che ovviamente sono saltate.
Quando è scoppiato tutto questo casino “Oltretomba” era oramai pronto e a quel punto abbiamo approfittato per entrare studio un pò prima del previsto, anticipando le registrazioni di qualche mese. Siamo entrati in studio a luglio per registrare tutte le tracce dell’album, poi ci siamo presi una pausa e a fine settembre abbiamo concluso il mix. Eravamo riusciti a recuperare un paio di date per fine Ottobre ma poi ci hanno richiuso di nuovo e quindi da quel momento in poi - visto non c’era altro da fare - abbiamo cominciato a scrivere materiale per il prossimo album.
Lascio vostre le ultime parole verso i lettori di Forge Of Steel, dal lato nostro non vediamo l’ora di ascoltare il terzo capitolo dei The Ossuary.
E anche noi non vediamo l’ora che sia pubblicato e che finalmente la gente possa ascoltarlo, nel frattempo occhio al prossimo singolo a breve in uscita! Grazie mille per l’intervista, speriamo di vederci presto on the road!